Area Arte e Letteratura > Poesia

 

 

 

 

MARINA PALMIERI

 

 

 

 

REPELLENTE E TENERO

 

 

 

Libro - Poesia

 

 

 

 

 

 

 

 

Immagine: La copertina del libro "REPELLENTE E TENERO", di MARINA PALMIERI  [ Editore: LABORATORIO DELLE ARTI, Milano ]
--Scheda tecnica del libro: Titolo: "REPELLENTE E TENERO" - Autore: MARINA PALMIERI - Libro, Genere Poesia - Anno 1991 - Ed. Laboratorio delle Arti, Milano - Prefazione di Domenico Cara
Da PREFAZIONE:
«L'impadronirsi della poesia avviene - nei versi di Marina Palmieri - per spasmi e respiri bradi, su scissioni paradigmatiche e immagini quiete ed inquiete e-direi-a-brasive, per la stessa serie di rifrazioni emozionali che suscita.»
«Tutto si sposta verso il basso, si configura sfrangiato senza diventare mai suadente merletto e, tanto meno, gioco fortuito e leso della dissolvenza che – in fondo – l’accetta nel clima di un’interrotta e spiralica iconografia, per transiti, tracce e metafisici trapassi “di quest’oscurità illuminante”.»
(..) «È questo il genere di passione che nella sua scrittura si accampa, a suo modo intimo e occasione di incontro con i fantasmi della propria autobiografia, l’eleganza del vuoto, il modo d’essere del non effimero silenzio e – quindi – su enigmi di sfinge, non ambivalente, ma con qualcosa che cede alla riflessione privata senza aspettare che il sangue convochi estremi e sconvolgenti affezioni e comportamenti (un passo verso Novalis? un associarsi ai ritorni del tempo precario utilizzando la negazione?).»
(..) «La poesia le serve per non contristare ulteriormente i fendenti acri della vita, in cui non è soggetto disperso ma neanche ha motivi per estrose e ramificate lusinghe: “io prendo le distanze / da tutto ciò che non vola…”
Così i suoi versi non dispongono di un perfetto ed algido destino ma di una spontaneità più tersa, avviluppati dalla commistione che si realizza fra il sogno e la prassi non del tutto elusa se riavvia puntualmente gli stimoli del colloquio alle diverse striature del lirismo, quasi al di là da ogni tono intimistico e connotati dal colore del testo per conferire movimento al suo timido immaginario, in cui solo può ravvisarsi “un istante di perenne bellezza”.
La medesima verticalità del non-schema, che peraltro offre grazia ed eleganza al suo rivelarsi assoluto, racconta particolari storie d’inizio e di fine del nuovo (e nostro) mondo, spezzoni di leggibilità dell’io, non propriamente metrici ma capaci di attivo tono, di una costruzione dimessa e pura nel medesimo tempo, per cui il testo poetico si fa discorsivo, quasi leso fra il non-detto e indubbiamente cromatico nel riassorbire il disincanto personale.La sfinge così è la natura stessa dell’evento, senza quelle condizioni esegetiche che stabilivano l’anatomia di una certa poesia sperimentale o che accampano tesi di spessore e di ridisegnatura dello spazio espresso su avventura visuale, si riannoda al proprio silenzio, su andamenti automatici, gli slow di una natura illusoria di spostamenti e, direi, di danze continue, configurandosi maniera dello stile icastico, prova di quotidianità segreta e conduzione sapienziale senza frenesia, nell’andatura incalzante e senza sicura dimora.
L’Amore è speranza contigua, qua e là fusa alla trasformazione del tempo dell’esecuzione dell’opera, ma anche memoria fruitiva, che scandaglia il senso del reale per sequenze, smagliate per riesplorazioni di mutamento e ricomparse della riflessione del ritmo che sa di musica scarna, mai piena, né scaturita da esterni o vuoti stimoli personali, o soltanto per pura percezione della trascendenza del suono.
Dono della transizione quindi, mai intensa post-avanguardia, e mai sperimentazione dell’esteriore, questa poesia di Marina Palmieri incontra la pertinenza di un linguaggio sintetizzato, non senza occulti traumi, né puramente molecolare, mentre informa della propria innocenza, spirituale e corporea, controllando i sentimenti o evocandoli nella sostanziale amarezza (..), con una “sensibilità esigente” muta “per il divino e il perso”.»  ( DOMENICO CARA, dalla Prefazione al libro "Repellente e tenero", di Marina Palmieri )
-Per contatti editoriali con l'Autore 335.80.880.79 mar.palmieri@alice.it  postmaster@comunicacome.it

 

 

 

 

 

La copertina del libro:

 

 

« REPELLENTE E TENERO »

di

MARINA PALMIERI

 

 

( * )

 

[ Editore: LABORATORIO DELLE ARTI, Milano ]

 

Prefazione di Domenico Cara

─────────────────────────

 

( * )

In copertina:

Pieter Paul Rubens

I quattro continenti

(particolare)

 

 

 

 

[ Da: ]

 

PREFAZIONE

del professor

DOMENICO CARA

 

 

al libro:

 

 

« REPELLENTE E TENERO »

-  di MARINA PALMIERI  -

 

 

 

[ Titolo della Prefazione > ]

 

 

 

DOPO I CODICI DELLA SINGE

The rest is silence

 

 

Che senso avevano le sue parole?

Nessuno. Egli non offriva che sogni,

assurde chimere. E tuttavia ... erano

proprio tutte così false le sue parole?

                                       (Henri Daniel-Rops)

 

 

«L'impadronirsi della poesia avviene - nei versi di Marina Palmieri - per spasmi e respiri bradi, su scissioni paradigmatiche e immagini quiete ed inquiete e – direi – -a-brasive, per la stessa serie di rifrazioni emozionali che suscita.»«Tutto si sposta verso il basso, si configura sfrangiato senza diventare mai suadente merletto e, tanto meno, gioco fortuito e leso della dissolvenza che – in fondo – l’accetta nel clima di un’interrotta e spiralica iconografia, per transiti, tracce e metafisici trapassi “di quest’oscurità illuminante”.»(..)

 

«È questo il genere di passione che nella sua scrittura si accampa, a suo modo intimo e occasione di incontro con i fantasmi della propria autobiografia, l’eleganza del vuoto, il modo d’essere del non effimero silenzio e – quindi – su enigmi di sfinge, non ambivalente, ma con qualcosa che cede alla riflessione privata senza aspettare che il sangue convochi estremi e sconvolgenti affezioni e comportamenti (un passo verso Novalis? un associarsi ai ritorni del tempo precario utilizzando la negazione?).»

 

(..) «La poesia le serve per non contristare ulteriormente i fendenti acri della vita, in cui non è soggetto disperso ma neanche ha motivi per estrose e ramificate lusinghe: “io prendo le distanze / da tutto ciò che non vola…”

 

Così i suoi versi non dispongono di un perfetto ed algido destino ma di una spontaneità più tersa, avviluppati dalla commistione che si realizza fra il sogno e la prassi non del tutto elusa se riavvia puntualmente gli stimoli del colloquio alle diverse striature del lirismo, quasi al di là da ogni tono intimistico e connotati dal colore del testo per conferire movimento al suo timido immaginario, in cui solo può ravvisarsi “un istante di perenne bellezza”.

 

La medesima verticalità del non-schema, che peraltro offre grazia ed eleganza al suo rivelarsi assoluto, racconta particolari storie d’inizio e di fine del nuovo (e nostro) mondo, spezzoni di leggibilità dell’io, non propriamente metrici ma capaci di attivo tono, di una costruzione dimessa e pura nel medesimo tempo, per cui il testo poetico si fa discorsivo, quasi leso fra il non-detto e indubbiamente cromatico nel riassorbire il disincanto personale.

 

La sfinge così è la natura stessa dell’evento, senza quelle condizioni esegetiche che stabilivano l’anatomia di una certa poesia sperimentale o che accampano tesi di spessore e di ridisegnatura dello spazio espresso su avventura visuale, si riannoda al proprio silenzio, su andamenti automatici, gli slow di una natura illusoria di spostamenti e, direi, di danze continue, configurandosi maniera dello stile icastico, prova di quotidianità segreta e conduzione sapienziale senza frenesia, nell’andatura incalzante e senza sicura dimora.

 

L’Amore è speranza contigua, qua e là fusa alla trasformazione del tempo dell’esecuzione dell’opera, ma anche memoria fruitiva, che scandaglia il senso del reale per sequenze, smagliate per riesplorazioni di mutamento e ricomparse della riflessione del ritmo che sa di musica scarna, mai piena, né scaturita da esterni o vuoti stimoli personali, o soltanto per pura percezione della trascendenza del suono.

 

Dono della transizione quindi, mai intensa post-avanguardia, e mai sperimentazione dell’esteriore, questa poesia di Marina Palmieri incontra la pertinenza di un linguaggio sintetizzato, non senza occulti traumi, né puramente molecolare, mentre informa della propria innocenza, spirituale e corporea, controllando i sentimenti o evocandoli nella sostanziale amarezza (..), con una “sensibilità esigente” muta “per il divino e il perso”.»

 

 

( prof. DOMENICO CARA, dalla Prefazione al libro "Repellente e tenero", di Marina Palmieri )

 

 

 

 

  «REPELLENTE E TENERO» - Autore: MARINA PALMIERI - Libro, Genere Poesia, Anno 1991 - Ed. Laboratorio delle Arti, Milano - Prefazione di Domenico Cara

 

 

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MARINA PALMIERI - "REPELLENTE E TENERO" - Libro, Poesia

 

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  Da PREFAZIONE di DOMENICO CARA al libro "Repellente e Tenero" di Marina Palmieri  >>>

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